Questo sito nasce dall’esigenza di esplorare le condizioni, le trasformazioni, le ragioni del lavoro. Oggi, nel mondo globale e nella crisi italiana, è come se vivessimo in una realtà dimezzata. Il lavoro accresce nell’interdipendenza la sua potenza sociale, e se si fermasse cesserebbe la vita stessa. Ma nella cultura e nella politica è stato reso invisibile. Non ha peso né rappresentanza, e dunque è declassato a entità secondaria, se non addirittura insignificante.
La rivoluzione scientifica e tecnologica non elimina il lavoro. Al contrario, apre al lavoro più vasti orizzonti e rende possibili nuove conquiste di libertà e di uguaglianza. Ma il dominio strabordante del denaro, cui si vorrebbe uniformare l’intera società, ha trasformato il lavoro in un’appendice subalterna del capitale, e la politica in un’attività al servizio dei ricchi e di nuove oligarchie. Al lavoro senza rappresentanza corrisponde la privatizzazione della politica.
Perciò è necessario ricollocare il lavoro al centro dell’attenzione. Non solo nei suoi aspetti economico-sociali e sindacali, ma anche nella sua dimensione culturale e politica. Il lavoro non solo come fonte di ogni ricchezza reale insieme alla natura, come motore dell’incivilimento e del progresso, ma anche come fattore costitutivo della persona umana e fondamento della libertà.
C’è un nesso dinamico e creativo tra la nuova dimensione del lavoro e il rinnovamento della politica. Se il lavoro diventa diritto inalienabile e fondamento della moderna cittadinanza, come prescrive la Costituzione, esso costituisce il centro della rappresentanza e l’anima della democrazia. E la politica s’innalza ai livelli più elevati dell’attività dell’uomo: seguendo Antonio Gramsci, la politica acquista la dimensione di governo consapevole della società, di partecipazione collettiva volta a trasformare lo stato delle cose presenti.
Oggi assumere il lavoro come riferimento sociale della sinistra politica comporta una lotta a fondo contro l’antipolitica. Solo così le lavoratrici e i lavoratori associati possono prendere consapevolezza della loro condizione e della loro forza. Come dare un indirizzo politico a questa forza? In che modo i lavoratori e le lavoratrici del nostro tempo possono appropriarsi di un’autonoma e libera organizzazione e rappresentazione di se medesimi?
E per quali vie è possibile costruire una cultura critica della realtà, dando nel contempo risposte concrete a bisogni sociali insopprimibili nel vortice di una crisi di portata storica? Senza di che il cambiamento si traduce in un’inevitabile ritorno al passato, in Italia e in Europa. Sono i temi del momento. Sui quali intendiamo cimentarci in campo aperto, e che richiedono un rinnovato impegno di ricerca.
Paolo Ciofi